13 febbraio 2008

"Lo sapevo.
Lo sapevo che se fossi venuta qui stasera mi sarei ritovata con questo bamboccio accanto. Sono settimane che lo tengono in serbo per me.
Dobbiamo invitarlo...sua sorella è stata così carina con noi a Londra, possiamo metterlo vicino a Dorothi Parker, lei parla per due. Oh non sarei dovuta venire. Sono qui contro la mia volontà. Venerdì, ore venti e trenta, Mrs Parker contro la sua volontà a giudizio.
Sarebbe divertente se sulla mia lapide scrivessero: dovunque andò, compreso questo posto, fu contro la sua volontà."

Mercoledì, ore undici e cinquanta. Idem.

"Vediamo un po' com'è la situazione a destra...il dio greco...niente da fare. Vedo ancora solo le spalle, spalle stupende, veramente stupende. Chissà che tipo è la tizia accanto. Non riesco a vederla. Mi domando se è bella. Forse anche lei è greca. Quando incontri un dio greco qualcosina ci devi pur combinare. Sono stufa di stare qui a guardare. Ehi carina, guarda che non mollo. Lui sta ancora usando forchetta e coltello, e finché le mani sono sul tavolo c'è speranza"

Mercoledì, ore dodici. Speranza.

"Oh, finalmente! Pensavo che non ti saresti più voltato da questa parte...Non l'hai fatto? Sì, invece?...Oh, mio Dio, anch'io mi annoio a morte...Davvero? lei è così?...Bè, avresti dovuto vedere me...Oh non vedo come potremmo... Si lo so è terribile... ma come si fa?...Già si è vero...Senti, tra un po' dirò che ho un tremendo mal di testa...E tu ti offrirai di accompagnarmi a casa in macchina, e..."

Mercoledì, ore dodici e dieci. Che gli dèi siano sempre con me.
E, qualche volta, con tutti voi.

("" ,Dorothy Parker, 19 ottobre 1929, The New Yorker)

1 commento:

elena petulia ha detto...

Che gli dei ci amino (tutti) e che la nostra ubris non li scateni.