27 gennaio 2008

Lettere d'amore e cavalier serventi.
Oggi sulla Domenica del Sole24Ore un articolo di quelli che, romanticamente, piacciono a me: Foscolo malato d'amore di Giovanni Pacchiano.

Prima ricordi. Ricordi che per un anno intero hai avuto per Foscolo una insana passione. Per lui e per Goethe e le sua affinità. Quell'anno hai letto e riletto le loro parole solo quelle. Trascinata dal tuo professore di italiano di cui naturalmente eri innamorata, dirai, in maniera elettiva.

Poi leggi la storia d'amore, solo quella: Foscolo a ventitrè anni innamorato di Antonietta, gli incontri clandestini al teatro della Scala, nei palchi a tende chiuse.

Poi scopri che lei lo chiamava affettuosamente "il mio romanzetto ambulante" e leggi due lettere d'amore scritte per lei dal romanzetto ambulante in persona.

Poi impari che i cavalier serventi sono esistiti davvero.

Erano nobili per lo più che, con il consenso del marito, offrivano i loro servigi ad una dama.
E tu che hai sempre pensato che i cavalier serventi fossero degli sfigati.

Certo, tutto ciò accadeva quando gli uomini scrivevano ancora lettere d’amore, quando le donne la davano a cuor più allegro e quando i mariti e i cavalier serventi erano amici per la pelle.

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